Due partite. Dal teatro al cinema per palare di donne e parità.

All'origine di Due partite (2009) di Enzo Monteleone c'è il testo scritto da Cristina Comencini e messo in scena con successo nei teatri italiani.

La regia di Monteleone accetta la sfida di mantenere l'impianto da palcoscenico, dividendo il racconto in due parti nette, durante le quali si giocano, appunto, due partite.

Marina Massironi (Beatrice), Isabella Ferrari (Betarice), Margherita Buy (Gabriella), Paola Cortellesi (Sofia).

Il primo tempo si gioca prima del '68: ogni giovedì un gruppo di signore si incontra per giocare a carte e farsi confidenze mentre le loro figlie giocano nella stanza accanto.

Carolina Crescentini (Sara), Claudia Pandolfi (Rossana), Alba Rohrwacher (Giulia),Valeria Milillo (Cecilia).

Il secondo si svolge alle soglie del 2000: quelle figlie trent’anni dopo si incontrano al funerale di una delle madri e si confrontano sulla loro vita.

Una commedia tenera ma spietata sulla condizione femminile, che lascia alle donne uno spazio intimo per parlare di sé stesse, dei propri interrogativi con autenticità. A trent’anni di distanza i crucci sono diversi ma la sorellanza, anche nel conflitto per legittime posizioni differenti, rimane la stessa.

Il film si conclude con una poesia di Rainer Maria Rilke, un auspicio per il futuro.

Un giorno esisterà

Un giorno esisterà la fanciulla e la donna,
il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa per sé,
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l’umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l’esperienza dell’amore,
che ora è piena d’errore,
la muterà dal fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano,
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo,
all’amore che in questo consiste,
che due solitudini si custodiscano,
delimitino e salutino a vicenda.
— Rainer Maria Rilke – Lettere a un giovane poeta, 1905.
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